Day Seven – Dintorni di Luang Prabang, tra cave e cascate
Sono a Luang Prabang, Due giorni o al massimo tre credo che in questa cittadina bastino.
Sono arrivata da Chiang Rai in bus, e riparto domani per Pakse in aereo.
La prima giornata è passata tra il rincoglionimento del viaggio di 18 ore e il non sapere bene come muoversi.
Ho semplicemente girovagato, sono andata la mercato del mattino, percorso tutto il lungo fiume che attornia la città e insieme alla coppia di ragazzi che ho conosciuto sul bus ci siamo inerpicati sulla collinetta da cui si ha una bella vista panoramica e sulla quale c’è qualche Buddha carino da fotografare.
Nulla di che, a mio parere cittadina molto turistica, e lo si nota dai prezzi e dalla tipologia di cibo offerto, molto poco tradizionale.
La seconda giornata è quella che merita. Partenza alle 9 con una barca che vi porta in un villaggio dove si tesse e si produce liquore per proseguire poi verso le Pak Ou cave
L’ingresso costa 20.000kp (meno di due euro) e si visita sia quella in alto, totalmente buia, all’apice di una scalinata inerpicata, e quella in basso, a picco sul Mekong. Il viaggio in barca dura una piacevole quarantina di minuti, in cui a un certo punto è cominciato a diluviare, ed è ancora più suggestivo. Secondo me vale la pena.
Nel pomeriggio la meta sono le cascate di Kuang si. Meritano. Sono dalla parte opposta rispetto alle grotte, 30km a sud della città, circa 45 minuti di mini van.
Ingresso anche qui 20.000kp
Si sale in un’oretta fino in cima arrampicandosi nel boschetto, con le scarpe piene di fango e lo sciame di zanzare al seguito. Ma davvero bello. Immarsi nella natura e con pochi turisti. Il più, che sono giappo e cinesi si fermano al primo salto per fare il bagno come non ci fosse un domani. Meglio così.
La cascata principale è bellissima per la sua imponenza, e il vento sposta la nebbia d’acqua a bagnare le persone che passano come se piovesse. Ci si può fermare anche a fare il bagno nei vari salti.
E poi ci sono gli orsi. Non liberi, intendiamoci, ma è una riserva per la protezione della specie. Un centro che si autofinanzia solo con le donazioni.
Verso le sei si ritorna in città, io sono di quelle a cui piace il silenzio dei meritati momenti solo suoi, ma se volete fare vita sociale, proprio di fianco all’ostello dove dormo, c’è un bel locale che si chiama Utopia.
Domani si vola verso Pakse, e non ho ancora ben chiaro cosa farò poi.
Semplicemente seguo il Flusso.