World Pastry Stars 2016
Fa bene passare due giorni così. Incontrare e asoltare personalità che riempiono la stanza con la loro aura energica trasmettendoti non solo la propria passione, ma il proprio credere fermamente nella magia. Di questo mondo dolce, di ciò che hanno costruito e che mentre descrivono raccontano quasi stupendosi, loro stessi, di quello che sono riusciti a creare. E’ meraviglioso vedere che in questo mondo dove tutti si lamentano, dove tutti non hanno tempo per far nulla e dove il pragmatismo mangia la poesia, esista ancora chi riesce a tirarsi fuori dalle righe a dispetto della crisi e dei problemi, alzandosi dalle proprie macerie o facendo della pasticceria un concetto sublime e quasi trascendentale.
Ed è bello percepire gli occhi che quasi brillano di personaggi come Antoniazzi, che racconta di aver fatto 9 milioni di fatturato ma che si vede non essere abituato ai riflettori e che con quel meraviglioso tentennare fa trapelare la propria emozione. O sentire Paco Torreblanca, che con quel suo serafico sorriso e modo di fare, ti racconta che nella sua vita ha dovuto fare un passo indietro, ma che il fallimento non è quella cosa brutta che demonizziamo e additiamo, ma un’occasione per ricominicare. E questo sorridente personaggio è capace di ringraziarti con tutta l’umiltà del mondo se tu, emozionata, gli chiedi di fare una foto, quasi fossi tu a fare un favore a lui.
Poi c’è Vincent Guerlais, che vive la pasticceria quasi come pura fantasia di forme ludiche e divertenti legate alle festività, ed è semplicemente geniale.
E negli inframezzi delle varie testimonianze ci sono gli abbracci e i saluti di amici e colleghi che come te non potevano rinunciare all’occasione di ascoltare così tante stelle tutte insieme. E ci sono i ragazzi del Pass121 che ti fanno assaggiare dolci deliziosi pregni del loro concetto di pasticceria. Come possibile non assaggiarli tutti?
Ma tutto il congresso per me è valso la testimonianza di Jordi Roca. Sarei rimasta ad ascoltarlo per ore. Tra le sue parole trapela l’osservare il mondo da un punto di vista che probabilmente è privilegio di molto pochi. Perchè la pasticceria non è parte della sua vita, o viceversa, ma entrambe compenetrano l’una nell’altra. Ogni cosa è fonte di ispirazione, dalla natura a un gol di Messi, dai ricordi a un viaggio in perù fatto con i fratelli. Ed è lì che nasce la sua pasticceria e la loro cucina, supportata da tecnologie che resterei a osservare per giornate intere, come il distillatore o l’affumicatore. Perchè lui sa sognare e farci sognare. Sa prendersi in giro, sa trasporre in un piatto le sue esperienze o quello che aveva immaginato. Ciò che fa parte di un ricordo. Perchè lui “ruba” l’essenza alle cose, come facevano i profumieri di Grasse, intrappolando l’essenza delle cose nel grasso, poi da distillare. E quindi un suo piatto avrà il profumo delle pagine di un libro, per permettere a chi lo mangerà di assaporare per davvero una poesia di Neruda.
E non è tutto. Il prossimo progetto è quello di creare un piatto sinfonico, perchè con l’aiuto di Neil Harbisson, un artista che vede il mondo in bianco e nero e che ci racconta che “per me, il cielo è sempre grigio, i fiori sono grigi, e la televisione è ancora in bianco e nero. Ma posso ascoltare un quadro di Picasso, indossare una canzone o sentire colori che sono invisibili per gli esseri umani.”, sta studioando il suono dei colori.
Cosa aggiungere? che è un genio, e c’è bisogno che esistano persone così in grado di emozionarsi ancora e farti vibrare l’anima.
Grazie delle due splendide giornate, a chi le ha organizzate, a tutta Italian Gourmet che ci mette il cuore e a Massari che qualsiasi intervento faccia si rimane incantati ad ascoltare. Grazie a chi ho potuto riabbracciare e alle amiche con cui le ho passate, perchè a condividerle è tutta un’altra cosa.