Pasticceria Buzzi, sentirsi a casa per venti giorni

Loro sono delle persone meravigliose, prima ancora che una bellissima realtà.

Sono stata a Nus, un paese a nove miglia da Aosta (da qui deriva il nome) per quasi venti giorni questo dicembre.

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Ti svegli con il profilo delle montagne innevate negli occhi e la voglia di entrare in quel laboratorio costellato da persone sorridenti.

Lei si chiama Amanda, lui Claudio. Le figlie Elisabetta, Giulia e Cecilia.

Non posso raccontare tutto quello che vorrei perchè vi parlerò di loro e dei ragazzi che vi lavorano per Pasticceria Internazionale, ma posso dirvi che io ho trovato un mondo. Uno di quelli da cui rimani rapito. E non lo dico per compiacere qualcuno, perchè non è nel mio modo di essere e non credo sia un modo di fare che porta da nessuna parte.

Ho iniziato a masticare il mondo della pasticceria da relativamente troppo poco tempo, soprattutto per il lavoro che faccio. Me lo ripeto ogni santo giorno e me ne danno la conferma grandi professionisti con cui ho la possibilità di confrontarmi e che mi hanno fatto promettere che questa mancanza l’avrei colamata. Per primo Stefano, che per me è uno dei professionisti più completi che conosca, proprio perchè quello che ha imparato l’ha fatto sbattendoci il muso in una realtà produttiva. E mi ricordo Gianluca, che quando ha accettato di allenarmi mi ha detto: “Lo faccio se mi prometti che dopo, prima o poi, vivrai la quotidianità di un laboratorio”. O il buon Massari: “Sei troppo giovane per fare quello che fai. Hai una capacità innata di comunicare, ma il tuo lavoro consiste nel dare e a forza di dare ti svuoti. Prima devi immagazzinare conoscenze, esperienze e crescere. Poi iniziare a trasmetterlo”.

Devo ammettere che quando me l’ha detto sono morta e nata insieme. Conosco i miei limiti, so che ha ragione. Ma nello stesso momento in questo momento mi sento un uccellino che sempre nello stesso posto si sentirebbe in gabbia. E ne morirebbe.

Però tra il bianco e il nero ci sono mille sfumature. E dato che le coincidenze non esistono, sono arrivata nel laboratorio della Pasticceria Buzzi. E qui, con ogni probabilità e ogni speranza, ci entrerò ancora un sacco di volte.

Non ho mai vissuto la quotidianità di ritrovarmi nel casino della produzione. La manualità di arrotolare migliaia di croissant a settimana e glassare un esercito di torte. E qui il giorno di Natale ho decorato un esercito di tronchetti. I giorni prima riempito per la prima volta una vetrina di torte moderne. Arrotolato cannoncini, prodotto quintali di biscotti di ogni genere, pirlato panettoni e pandori, impirottinato mignon. Si, la normalità per chi vive il laboratorio tutti i giorni. Una cosa speciale per me.

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Avevo anche un mio armadietto. E non so spiegarvelo, ma era come sentirsi a casa in un posto che casa non è. E per me è veramente raro. E sentirsi parte di qualcosa e per un momento avere un’ancora gettata, nonostante le vele rimangano spiegate con il vento favorevole.

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